Bo Innovation

Beh, il mio primo post non poteva che trattare un argomento culinario, e quindi eccomi qui per raccontarti una serata “estrema”.
Estrema perché il payoff di “Bo innovation” è “extreme chinese cuisine”, e almeno inizialmente ci aveva un po’ intimoriti – diciamolo, estremo e cinese nella stessa frase non tranquillizzerebbe nessuno – però con un pizzico di coraggio e tanta curiosità abbiamo deciso di provare questa esperienza.
Arriviamo con un po’ di anticipo rispetto alla prenotazione, siamo stati più bravi del previsto a trovare il locale che si trova sull’isola di Hong Kong vicino alla metro di Wan Chai, quindi il maître spiazzato dal nostro anticipo ci sistema in un tavolino di fuori, purtroppo però a fine serata i funghi a gas non riusciranno a contrastare la brezza e “fuggiremo” quanto prima per evitare di congelare completamente.
La carta prevede solamente tre tipi di menù degustazione, scegliamo il “tasting menu” meno articolato, che comprende già sette antipasti, un piatto principale e un paio di dessert.
Iniziamo con il “giardino morto”, a prima vista assomiglia ad una zolla di terremo con su qualche ramoscello (in realtà sono funghi enoki passati all’azoto liquido) e un vermicello fritto, poggiati su un letto di “terra” fatta da polvere di porcini disidratati, che nasconde la zolla di spuma al lime.

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Sul sentore di fungo proseguiamo con il secondo assaggio, “Morel” noodle di spugnole con qualche fungo e prosciutto iberico.
Foie gras mui choy è la portata successiva, non chiedetemi cosa voglia dire… Non lo so… Il cameriere sollecitato a parlare più lentamente ha proseguito imperterrito alla stessa velocità, in sostanza è una fetta di foie gras al naturale piastrato con un gelato… Mui choy 😉 non mi ha fatto impazzire ma non sono un amante del foie gras, al contrario Manuela ne era entusiasta.
Il merluzzo invece con una gelatina di zafferano, crema al miso e alghe disidratate mi ha interessato, tutti gli ingredienti insieme hanno creato un’armonia incredibile, in particolare le alghe hanno bilanciato splendidamente il piatto che altrimenti sarebbe stato sovrastato dallo zafferano.

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Ma ora veniamo al “molecolar”, il cameriere ci porge un cucchiaio con all’interno una sfera gelatinosa all’aspetto, ci chiede di chiudere gli occhi e assaggiare il boccone in una sola volta, lo assecondiamo incuriositi. Appena schiacciamo la sfera si schiude e rilascia un intingolo meraviglioso, una sorta di brodo molto sapido, credo – ma il cameriere parla sempre più velocemente – che si tratti di una sorta di raviolo tipico cinese servito in brodo ma al contrario, il brodo è il ripieno di questo raviolo molecolare.

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Dopo una capasanta quelchel’è… Buona ma dopo il raviolo, mi sembra quasi scontata… Arriva un altro piattino che ci ha colpito molto, il “tomato”, un trittico formato da un pomodorino, una specie di oliva… È un enigmatico marshmallow.
Il pomodorino ci spiegano viene lasciamo 45 minuti in immersione nel pat chun, una specie di aceto zuccherato, ci consigliano di mangiarlo con le mani perché è molto “juicy” e sicuramente con le bacchette lo avrei pataccato sulla camicia…
Il pomodorino è incredibile, da spugna ha assorbito il condimento e lo restituisce quasi come la sfera molecolare di prima. Assaggiamo poi l’oliva fermentata che viene fritta e servita con una misteriosa tapenade, e infine assaggiamo questo curioso marshmallow che racchiude un liquido verde, sembra basilico, il gusto nel complesso ci è familiare, sembra quasi un piatto di casa nostra, se non fosse per le diverse ed inaspettate consistenze.

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È il momento dei piatti principali, Manuela ha scelto un pollo long jiang con riso (Acquerello per la cronaca) ed io i gamberi rossi.
Nel complesso ottimi piatti, ma abituati ai fuochi artificiali iniziali siamo rimasti un po’ delusi, però nessuna lamentela.
Proseguiamo con un assaggio di dessert e i petit dim-sum che accompagnano un piccolo the freddo, questi ultimi non ci sono piaciuti particolarmente, un mix dolce, salato e umame che non ha brillato per i nostri gusti.
Due parole con lo chef Alvin Leung e via prima di congelare.
La serata è stata sicuramente da ricordare con piatti e sapori sicuramente inusuali ma allo stesso modo familiari, la cucina cinese estrema si è rivelata una divertente sopresa.
Ora a dormire… Che domani si va da Nobu…