Run Magda, run! (Waiting for Color Run)

Sabato 27 giugno, Marina di Pietrasanta, ore 18:30: si terrà la prima Color Run italiana. Cos’è la Color Run? In due parole: una cosa bellissima!
Ora entro nel dettaglio: si tratta di una 5 chilometri non competitiva, a sfondo benefico dove in buona sostanza, a ogni chilometro che fai ti sparano addosso della polvere colorata, quindi, cinque chilometri cinque colori e alla fine, quando tutti hanno tagliato il traguardo, comincia la festa vera e propria, infatti solo in quel momento tutti i partecipanti potranno lanciare il “kit di colore” che alla partenza ti consegnano insieme ad una maglietta candida come la neve, dando così il via ad una vera e propria esplosione di colori. Il tutto a tempo di musica.
Quando Luca me l’ha proposto, ho immediatamente risposto di sì: io ero una di quelle bambine che si spalmava le tempere colorate sulle mani, e che colorava sui muri (all’ennesima sberla, ho deciso di smettere), quindi, potevo io farmi scappare l’occasione di essere autorizzata a sporcarmi di colore dappertutto a quarant’anni suonati? Ma figuriamoci!
Dovrò correre e io odio correre, ma so che ce la farò.
Ho anche cominciato ad allenarmi, e devo ammettere che, nonostante la mia inattività perenne e costante, sì faccio un po’ di Pilates, ma non sono così scorretta, il Pilates non è allenamento è tonificazione (però forse è plausibile: il Pilates ha risvegliato i muscoli dal loro letargo, e quindi loro hanno cominciato a funzionare. Potrebbe essere), mi sono stupita di me stessa.
L’altra sera, al primo allenamento, le gambe andavano bene, al nostro micro gruppo (noi due)si è persino aggregato un tipo che correva tutto solo, che ci ha fatto i complimenti “si vede che siete allenati, correte bene, anche lei (IO!) ha una bella corsa”. Mi sono gasata tantissimo, e a costo di morirci sul lungo Entella, non potevo mollare.
È stato gratificante, e mi è anche piaciuto (mi stupisco di me stessa mentre lo dico) e domani lo farò ancora, e anche nei giorni a venire, in modo da arrivare al 27in grado di recitare per cinque chilometri la parte della runner.
Che a dirla tutta, mi sa che la corsa per i partecipanti alla Color Run sia un pretesto, per la serie “dobbiamo inventarci una scusa per fare festa” e l’hanno trovata, infatti alla corsa, che non essendo competitiva ha già spiegato tutto, sono ammessi tutti dai bimbi (anche piccolissimi con passeggino al seguito) agli anziani, ci si può conciare come si vuole, poi, cito il regolamento “siate gentili con chi è più lento (leggi: io) e divertitevi. Tagliare il traguardo è importante, ma mica perché ti danno una medaglia: solo perché poi si fa festa.
E noi due adoriamo far festa. Abbiamo anche provato a coinvolgere gli amici, ma pare che l’idea di farsi coprire di colori correndo, abbia entusiasmato solo noi due (e qualche altra centinaia di migliaia di persone in giro per il mondo) che, come dice romanticamente il mio maritino “i colori ce li abbiamo dentro” e ci piace da morire metterci alla prova in cose sempre nuove e un po’ folli. Per fare le persone serie abbiamo tutta la vita, io per il momento non ho ancora voglia di indossare i panni della sciura vecchia inside, voglio divertirmi, conoscere gente nuova e fare cose nuove. Voglio avere qualcosa da raccontare ai miei nipoti quando sarò vecchia e rimbambita ma sempre con i capelli rossi.
Quindi, se posso permettermi di darvi un consiglio, provate anche solo a guardare un video di questa manifestazione, inserite su un motore di ricerca, o su YouTube le parole Color Run, vi si spalancherà un mondo di colori, lasciateli entrare, che non succede niente di pericoloso. Credetemi.
Ultima considerazione:se provavano a organizzarla qui in Liguria, o meglio: entro le mura del Tigullio, avrebbero usato solo due colori: il grigio e il nero, ma poi figurati se dalle nostre parti un comune accettava questa manifestazione: mi sembra di sentirli i mugugni “sporcano, fanno rumore, sai che traffico, ecc ecc”; siamo veramente di una tristezza inarrivabile. E allorasapete che c’è: c’è che se il divertimento non viene da noi, noi andiamo da lui. E tanti saluti a tutti.

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Magda e Furio e la festa in pareo

Facciamo un accordo.
La prossima volta che Luca mi propone di organizzare una festa, io ve lo comunico e voi mi fate leggere più e più volte questo post, fino a quando non cambio idea.
L’ultima in ordine di tempo l’abbiamo fatta sabato scorso, il 13 luglio, tema della festa “festa in pareo”come suggerisce il tema, unico requisito richiesto per gli invitati era che indossassero un pareo. Idea bellissima, lo ammetto. Idea non mia, ovviamente, giacché io non ho questi guizzi di creatività, io sono il braccio, Luca la mente, ormai lo sanno tutti.
L’organizzazione di una festa a casa nostra sfiora per durata di tempo, una gravidanza canina: circa due mesi dal livello embrionale (cioè quando nella testa di Luca scatta una scintilla) al travaglio con parto a seguire (quando svuotiamo l’ultima lavapiatti delle 1000 che facciamo).
In mezzo c’è:
Decidere quante persone invitare
Decidere chi invitare
Decidere cosa fare da mangiare
Decidere cosa fare da bere
Decidere che musica di sottofondo mettere
Decidere quando farla
Una volta decisa la data e definito quanti e chi siamo, comincia il lavoro vero e proprio. Pianificato il menù, bisogna fare la lista della spesa e il tutto tenendo d’occhio le previsioni meteo che non si sa mai, e cercando di arginare il padrone di casa che ha sempre paura che i nostri amici da noi muoiano di fame e sete.
Quindi l’avventura caraibica della festa in pareo è cominciata venerdì, il programma doveva essere questo:
Sveglia presto e corsetta sul fiume io, lui e Tabata.
Colazione
“Gita” ad Acqui perché quel giorno operano Merirose al ginocchio
Spesa
Spignattare
Nanna
Invece è andata così:
Sveglia presto (confermata)
Tabata si strappa un’ unghia della zampa posteriore sinistra (sangue e drammi)
Veterinario d’urgenza (hanno aperto la clinica apposta per noi: 90 euro)
Corsa a casa, corsa ad Acqui. Intervento perfetto, mamma in botta piena: strafatta, vomito su vomito e deliri vari.
Spesa
Casa – feste Tabata- ferita si riapre- laghi di sangue- veterinario- medicazione-casa.
Vorrei piangere tutte le mie lacrime
Spignattare
Devo convenirne, la preparazione notturna delle cibarie è stata rilassante, quando mai mi ricapita di preparare bignè a mezzanotte (tutto a mano, mica quelli pronti), assaggiando sangría e sbaciucchiandoci come adolescenti davanti ai fornelli? (Sempre con cane al seguito, zoppo ma entusiasta: anche lei ama la sangria).
Il giorno della festa ho: pulito casa, preparato gli ultimi impasti, coadiuvato lo chef, nonché mastro fochista (previsto anche barbecue), sono andata dall’estetista perché avevo le gambe oramai felpate e col cavolo che mi metto in pareo in queste condizioni, medicato Tabata, impiattato millemila finger, cotto focacce e focaccine, tagliato metri di salame, fritto crocchette di baccalà, acceso migliaia di candeline, varie ed eventuali. C’è stato un momento in cui contemporaneamente seguivo la cottura in forno delle focacce al formaggio, cuocevo le crocchette e i paccheri nella friggitrice, preparavo i contorni per i kebab affettando pomodori e cipolle ad una velocità da amputazione dita e svuotato la lavapiatti…ecco in quel momento ho seriamente desiderato di essere in pareo su una spiaggia deserta in compagnia di Mister Mojito, Madame Sangria e Mademoiselle Corona: noi quattro soli, però.
All’ultimo minuto mi sono avvolta in un pareo, raccolta i capelli alla bella e meglio, e via: che la festa abbia inizio.
Il menù tirato giù dal Pera è questo (ditemi voi se è a rischio decesso causa fame):
– focaccia alla genovese (fatta in casa) e salame
-bignè ripieni di crema al salame
-gazpacho
-insalata di polpo
-spuma di mozzarella con pomodorini confit
-focaccia al formaggio (fatta in casa)
– crocchette di baccalà
-paccheri ripieni di crema di speck, impanati e fritti
-una specie di kebab fatto in casa che Luca non so dove ha scovato la ricetta
-asado cotto magistralmente nel barbecue da Luca e Henry
-pasticceria mignon
-28 mojiti
– litri di sangria

Dimenticavo la chicca: con le canne di bambù del giardino, abbiamo costruito tutto l’ambaradan per una vera e propria gara di limbo, ma considerato che eravamo satolli pieni come uova, abbiamo desistito…però noi eravamo pronti anche a quello.

Momento magico della giornata: verso le 18 è arrivato Enzo con una borsa frigo piena di Corona belle fresche, e tracannarmene una con la fettina di lime inclusa, mentre il barbecue cominciava a scoppiettare, è stato veramente meraviglioso.

Momento magico bis: vedere i miei amici che si divertono, perfettamente a loro agio e ridere tutti insieme alla luce di mille candeline.

Note di colore:
Anche Tabata era in pareo, è un cane festaiolo lei.
Se volete un sottofondo musicale non fate toccare a Bulvio l’i-pad altrimenti: addio musica.
Se avete un amico amante della palestra e quindi con muscolatura sviluppata, sarà interessante notare come gli altri normodotati lo guardino con lo stesso sospetto con cui si guarda qualcuno affetto da una malattia misteriosa.
Le donne molto incinte indossano il pareo con stile, meglio però se due, altrimenti il rischio nudità è dietro l’angolo.
Le donne molto incinte del secondo figlio bevono mojito e sangría e mangiano pure il salame (al primo piuttosto si fanno uccidere)
La musica caraibica è una palla mostruosa, meglio molto meglio bere mojito ascoltando del buon blues.
Mai arrendersi davanti a un temporale mattutino estivo: nemmeno se tuona e diluvia. Festa bagnata, festa fortunata.