Una piccola storia tenera tenera

Distrattamente rimetto il telefono nel cassetto dopo aver controllato la posta, i messaggi e aggiornato le mille chat su WhatsApp, alzo lo sguardo e mi ritrovo davanti un omino piccolo piccolo, molto pallido in volto, un po’ in là con gli anni, dipinta in viso un’espressione che a priori non sapevo decodificare, penso fra me e me “Mioddio stavolta è tosta, povera te”.

Modalità sorrisone “On”

“Buongiorno posso aiutarla?”

“Buongiorno. Una domanda, ma avete cambiato lo staff del negozio? Perché non vedo la ragazza che normalmente mi serviva”

Mi rendo conto di essere un po’ stizzita – ti dovrai accontentare di me, caro mio, fattene una ragione-cominciamo male.

“Avrei bisogno di un paio di polo, una chiara e una scura, taglia XL”

Le sceglie con facilità – vuoi vedere che ci scappa una bella vendita?

“Dopo avrei bisogno anche di due paia di pantaloni, ma i pantaloni per me sono una cosa un po’ complicata”

Si solleva un lembo della polo e con delicatezza si sfiora il lato sinistro dell’addome, mi guarda e mi dice “vedi, non posso schiacciare qui, dove c’è la stomia per la dialisi”.

Dal lei è passato al tu

“ho proprio bisogno di comprarmi delle cose nuove perché quelle che indosso sono impresentabili, sono dimagrito molto e la sarta ha rimediato come poteva, stringendomi tutto l’armadio, ma sono sempre in disordine e sono un po’ stufo. Devo darmi una risistemata”

Questo sconosciuto mi ha mischiato le carte in tavola, da scontroso e ostile, si sta rivelando gentile e timido, gli sorrido, ma con gli occhi questa volta, e partiamo alla disperata ricerca di un pantalone, che purtroppo si rivelerà infruttuosa. Ha difficoltà a rimettersi le scarpe, mi accuccio e con il calzascarpe lo faccio io per lui. Provo una gran tenerezza, perché vive le sue difficoltà di movimento con estremo imbarazzo, si intuisce che dietro all’aspetto un po’ goffo si nasconde una persona distinta e raffinata. E i muri fra di noi sono crollati.

Mentre si prova un giubbotto primaverile mi ripete che ha bisogno di vestiti nuovi, perché “l’ultimo anno non è stato un anno facile” che ha avuto tante cose PURTROPPO a cui pensare “sai, prima venivo con mia moglie a fare compere, ma ora…” e lascia cadere il discorso…si incupisce. Porta il giubbotto alla cassa, gli chiedo se ha la tessera fidelity, “e no, mia moglie l’avrà messa da qualche parte e non la troverò mai più”

Si fa di nuovo triste

“è stato un anno proprio difficile, sai?”, sarà la decima volta che me lo dice, provo una specie di dolore empatico, pover’uomo, in un anno ha dovuto affrontare la malattia sua, quella di sua moglie, e pure la sua morte, e io vorrei regalargli un momento lieve, frivolo e leggero, ma allo stesso tempo non vorrei sembrargli ruffiana nella mia gentilezza.

Invece è lui a sorprendermi

“fossi un bel giovanotto biondo, alto e con gli occhi azzurri, non me la chiederesti la tessera, e il mio nome te lo ricorderesti benissimo” ride di gusto.

Mi serve un assist perfetto

“ma lei E’ un bel giovanotto alto, biondo e con gli occhi azzurri”

“e tu sei un’adorabile bugiarda”

Ora anche a lui sorridono gli occhi.

Si fa di nuovo serio.

“davvero, sii onesta per favore: non mi hai venduto cose che posso sembrare ridicolo, cioè non sembro uno di quei vecchi che vogliono sembrare giovani a tuti i costi, vero? Ti prego, perché io mi posso affidare solo a te, non ho più nessuno a cui chiedere un parere. Sono rimasto solo e non sono nemmeno capace di vestirmi, pensava a tutto lei.”

Gli si incrina la voce.

“la vita è strana, ero io quello spacciato, e invece io sono ancora al mondo e lei se n’è andata in pochi mesi. E mi ha lasciato solo”

Poi si riaccende e sorride.

“ti rendi conto? mi ha piantato qui, nonostante io sia alto, biondo e con gli occhi azzurri. Ma come hai detto che ti chiami?”

“ma non gliel’ho ancora detto, ero persa nei suoi occhi azzurri”-rido- “Comunque mi chiamo Manuela. E sono contenta di averla conosciuta. Spero di rivederla presto, anche solo per fare due parole”

Gli porgo il sacchetto con i suoi acquisti, lui mi prende la mano e mi dice “posso?” e mi fa il baciamano

“hai riempito la giornata di un vecchio malato e solo. Grazie”

Prende il sacchetto e si allontana.

E mentre sorrido sento gli occhi pungere un pochino , in silenzio ripiego tutto, riordino il negozio e torno alla realtà.

 

Pubblicità

SuperMagda vs “la cliente esperta in 100 grammi”

Entrano in negozio alle 19.20, due innocue e deliziose signore un po’ agée  che si guardano intorno con il fare stranito di chi non sa bene dove è, e perché si trova lì. Una sarà venti chili bagnata, l’altra, per dire, l’amica di venti chili se l’è mangiata per colazione. Cercano una giacca che sia assolutamente impermeabile e, cito: “leggera, leggera, leggera”. Dal basso della mi ventennale esperienza (sono umile) capisco al volo che si tratta di una missione suicida, ma le due signore sono simpatiche e allora indosso l’elmetto di ordinanza e mi lancio nella battaglia. L’attenzione della signora cade su un piumino leggero, un primo peso da attacco stagione, quello che ora tutti conoscono come “100 grammi”.

Con occhio esperto me lo prende dalle mani con annessa gruccia di legno massiccio, che già da sola pesa mezzo chilo, lo soppesa e mi dice critica “ma questo non pesa 100 grammi,  questo pesa ben di più” “Nooo!!”- in cuor mio penso – “eccone un’altra con ‘sta fissa dei 100 grammi netti”. La butto sul ridere “eh signora, ma qui bisogna considerare anche la tara dell’attaccapanni” ma lei non raccoglie la battuta e rimane immobile sulla sua posizione da consumatrice esperta.

Perché lei ce l’ha un piumino che se lo metti sulla bilancia pesa 100 grammi precisi. Provo a spiegarle che “100 grammi” è un modo di dire, le racconto tutta la storia del 100 grammi, dai tempi in cui Aspesi e Moncler lo misero sul mercato, che era caro come il fuoco perché erano piumini imbottiti con il sottopiuma del petto dell’oca, e che il peso 1oo grammi era appunto il peso dell’imbottitura per una tg 40/42 (la signora indosserà a occhio una 54, quindi hai voglia a metterne di piume, piumine e piumette lì dentro per riscaldarla tutta), niente da fare, la signora è irremovibile. Cortesemente ci salutiamo e la mia mente vola ad circa due anni fa quando una signora mi fece la stessa richiesta…

“Buongiorno signora, posso aiutarla?”

“Sì grazie, io stavo cercando un piumino “100 grammi”

Come alla signora di cui sopra le faccio vedere i modelli che abbiamo disponibili, come alla signora di sopra le racconto la tiritera dei 100 grammi dai tempi della ruota quadrata, fino ai giorni nostri, perché è il nostro lavoro e lo facciamo con professionalità, preparazione  e cognizione di causa, però stavolta la signora mi interrompe e piccata sentenzia:

“Signorina, mi sa che lei si sbaglia, perché 100 grammi non è il peso totale dell’imbottitura, ma piuttosto, e se lei fosse informata lo saprebbe, 100 grammi si riferisce al peso delle piume per centimetro quadrato”

Le sopracciglia mi schizzano fuori dalla testa, dentro di me scoppio in una risata a crepapelle che stento a celare, e sulla mia bocca fiorisce un sorriso satanico.

“Ma certo signora, sarà come dice lei, la mia sarà stata un’informazione sbagliata. Capita. Mi scusi.”

Non soddisfatta dal mia ammissione di colpa, sentenzia:

” Eeehhh, ma non dovrebbe accadere, lei dovrebbe sapere cosa vende, essere informati è  FON-DA-MEN-TALE” (scandito e sillabato)

La signora prova due o tre cose e poi si congeda con la frase di rito:

“Ci faccio un pensiero, tanto so che c’è”

Mentre esce provo a immaginarla la signora mentre indossa una giacca che pesa 100 grammi per centimetro quadrato: perfettamente incuneata nell’asfalto fino all’altezza della vita, schiacciata dal peso di una giacchina che a naso, facendo due calcoli approssimativi, potrebbe pesare circa una tonnellata. Ma lei era l’esperta, e io una povera commessa improvvisata e disinformata.

E come sempre più spesso accade, il mio pensiero è andato a coloro che queste bizzarre signore ce le hanno in casa come mogli, mamme e suocere…e mi verrebbe da abbracciarli tutti e sussurragli “coraggio”. Poi mi tolgo il mantello da supereroe e me ne torno alle mie faccende come se niente fosse successo.