Magda e Furio e la festa in pareo

Facciamo un accordo.
La prossima volta che Luca mi propone di organizzare una festa, io ve lo comunico e voi mi fate leggere più e più volte questo post, fino a quando non cambio idea.
L’ultima in ordine di tempo l’abbiamo fatta sabato scorso, il 13 luglio, tema della festa “festa in pareo”come suggerisce il tema, unico requisito richiesto per gli invitati era che indossassero un pareo. Idea bellissima, lo ammetto. Idea non mia, ovviamente, giacché io non ho questi guizzi di creatività, io sono il braccio, Luca la mente, ormai lo sanno tutti.
L’organizzazione di una festa a casa nostra sfiora per durata di tempo, una gravidanza canina: circa due mesi dal livello embrionale (cioè quando nella testa di Luca scatta una scintilla) al travaglio con parto a seguire (quando svuotiamo l’ultima lavapiatti delle 1000 che facciamo).
In mezzo c’è:
Decidere quante persone invitare
Decidere chi invitare
Decidere cosa fare da mangiare
Decidere cosa fare da bere
Decidere che musica di sottofondo mettere
Decidere quando farla
Una volta decisa la data e definito quanti e chi siamo, comincia il lavoro vero e proprio. Pianificato il menù, bisogna fare la lista della spesa e il tutto tenendo d’occhio le previsioni meteo che non si sa mai, e cercando di arginare il padrone di casa che ha sempre paura che i nostri amici da noi muoiano di fame e sete.
Quindi l’avventura caraibica della festa in pareo è cominciata venerdì, il programma doveva essere questo:
Sveglia presto e corsetta sul fiume io, lui e Tabata.
Colazione
“Gita” ad Acqui perché quel giorno operano Merirose al ginocchio
Spesa
Spignattare
Nanna
Invece è andata così:
Sveglia presto (confermata)
Tabata si strappa un’ unghia della zampa posteriore sinistra (sangue e drammi)
Veterinario d’urgenza (hanno aperto la clinica apposta per noi: 90 euro)
Corsa a casa, corsa ad Acqui. Intervento perfetto, mamma in botta piena: strafatta, vomito su vomito e deliri vari.
Spesa
Casa – feste Tabata- ferita si riapre- laghi di sangue- veterinario- medicazione-casa.
Vorrei piangere tutte le mie lacrime
Spignattare
Devo convenirne, la preparazione notturna delle cibarie è stata rilassante, quando mai mi ricapita di preparare bignè a mezzanotte (tutto a mano, mica quelli pronti), assaggiando sangría e sbaciucchiandoci come adolescenti davanti ai fornelli? (Sempre con cane al seguito, zoppo ma entusiasta: anche lei ama la sangria).
Il giorno della festa ho: pulito casa, preparato gli ultimi impasti, coadiuvato lo chef, nonché mastro fochista (previsto anche barbecue), sono andata dall’estetista perché avevo le gambe oramai felpate e col cavolo che mi metto in pareo in queste condizioni, medicato Tabata, impiattato millemila finger, cotto focacce e focaccine, tagliato metri di salame, fritto crocchette di baccalà, acceso migliaia di candeline, varie ed eventuali. C’è stato un momento in cui contemporaneamente seguivo la cottura in forno delle focacce al formaggio, cuocevo le crocchette e i paccheri nella friggitrice, preparavo i contorni per i kebab affettando pomodori e cipolle ad una velocità da amputazione dita e svuotato la lavapiatti…ecco in quel momento ho seriamente desiderato di essere in pareo su una spiaggia deserta in compagnia di Mister Mojito, Madame Sangria e Mademoiselle Corona: noi quattro soli, però.
All’ultimo minuto mi sono avvolta in un pareo, raccolta i capelli alla bella e meglio, e via: che la festa abbia inizio.
Il menù tirato giù dal Pera è questo (ditemi voi se è a rischio decesso causa fame):
– focaccia alla genovese (fatta in casa) e salame
-bignè ripieni di crema al salame
-gazpacho
-insalata di polpo
-spuma di mozzarella con pomodorini confit
-focaccia al formaggio (fatta in casa)
– crocchette di baccalà
-paccheri ripieni di crema di speck, impanati e fritti
-una specie di kebab fatto in casa che Luca non so dove ha scovato la ricetta
-asado cotto magistralmente nel barbecue da Luca e Henry
-pasticceria mignon
-28 mojiti
– litri di sangria

Dimenticavo la chicca: con le canne di bambù del giardino, abbiamo costruito tutto l’ambaradan per una vera e propria gara di limbo, ma considerato che eravamo satolli pieni come uova, abbiamo desistito…però noi eravamo pronti anche a quello.

Momento magico della giornata: verso le 18 è arrivato Enzo con una borsa frigo piena di Corona belle fresche, e tracannarmene una con la fettina di lime inclusa, mentre il barbecue cominciava a scoppiettare, è stato veramente meraviglioso.

Momento magico bis: vedere i miei amici che si divertono, perfettamente a loro agio e ridere tutti insieme alla luce di mille candeline.

Note di colore:
Anche Tabata era in pareo, è un cane festaiolo lei.
Se volete un sottofondo musicale non fate toccare a Bulvio l’i-pad altrimenti: addio musica.
Se avete un amico amante della palestra e quindi con muscolatura sviluppata, sarà interessante notare come gli altri normodotati lo guardino con lo stesso sospetto con cui si guarda qualcuno affetto da una malattia misteriosa.
Le donne molto incinte indossano il pareo con stile, meglio però se due, altrimenti il rischio nudità è dietro l’angolo.
Le donne molto incinte del secondo figlio bevono mojito e sangría e mangiano pure il salame (al primo piuttosto si fanno uccidere)
La musica caraibica è una palla mostruosa, meglio molto meglio bere mojito ascoltando del buon blues.
Mai arrendersi davanti a un temporale mattutino estivo: nemmeno se tuona e diluvia. Festa bagnata, festa fortunata.

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Magda e Furio e “hai detto paella e sangria?”

Paella e sangria…..olè!
Travolti con gioia dal vortice dei corsi di cucina, questa volta siamo andati al corso per imparare a fare la paella e sangria.
Chi ben incomincia è a metà dell’opera: tempo di tirare fuori la macchina di Luca dal suo posteggio e a me cade l’occhio sulla ruota posteriore destra “amore, forse hai una ruota bucata….mi sa”. Lui che si fida sempre ciecamente di me, scende e si accerta della cosa. È inequivocabilmente bucata. Cominciamo bene la serata.
Cambio di mezzo, andiamo con la mia, quindi:torna indietro, apri casa, Tabata mi vede e si dispera, ignorala, entra, prendi le chiavi di “nonna Papera” -sì la mia macchina si chiama così, cioè a essere sinceri io l’avevo pomposamente battezzata Queen Elisabeth, ma poi ho conosciuto Luca e lui l’ha ribattezzata Nonna Papera e a me non dispiace, mi mette allegria.
Luca mi fa notare che la mia macchina è imbarazzantemente sporca, mica per altro, la posteggio sotto un ulivo e adesso comincia a cadere il polline, quindi abbiamo una deliziosa 500 grigia con una spolverata di giallo everywhere, non passeremo certo inosservati. Ma andiamo che siamo in ritardo.
Quando arriviamo in accademia ci mettiamo i nostri grembiulini, con orrore noto che quello di Luca è con ogni probabilità il grembiule di Lilliput, perché d’accordo che lui non è un’acciuga, ma il fiocco dietro stile impero da tanto gli rimane in alto il punto vita non si può guardare. Rido da sola sperando che lui non lo noti….ma poi si mette a ridere pure lui perché più che un grembiule sembra che indossi un bavaglino gigante. Cominciamo bene.
Allora principi cardine di una buona paella sono la cottura nel forno, la paprika, e del buon zafferano di prima qualità: noi cuoceremo il riso sul fuoco, niente paprika, niente zafferano ma curcuma come se piovesse…perplessità…Ma non perdiamoci d’animo…
Prepariamo tutti insieme la sangria: prima si prepara lo starter, la base per l’infusione a base di rum, maraschino, zucchero, chiodi di garofano, arance e limoni. Poi teoricamente, lo lasci riposare in frigo per almeno un giorno con la frutta tagliata a pezzi immersa dentro, e al momento di servirla ci unisci il vino rosso, e poi via, che la festa abbia inizio.
Dunque dunque….io non sono uno chef incredibile e nemmeno un barman, sono più che altro una buona forchetta e un grandioso bicchiere, però mi sembra che non sia determinante COME tagliare la frutta, la frutta tagliata a pezzi mediamente piccoli va bene, e come viene viene, ma evidentemente mi sbaglio, perché l’argomento “come tagliare la frutta” ha scatenato un dibattito degno del caro vecchio “Murizio Costanzo show”, avremo poi occasione di verificare che questa è stata la prima di una lunga serie di osservazioni bizzarre…
E ora paella time: ognuno prepara la sua verdurina, chi taglia i pomodori, chi taglia i fagliolini , chi i peperoni e chi la cipolla – ma grandi quanto? – e allora è un vizio, ‘sta mania per le dimensioni! Poi il pollo, e sul pollo niente da dire; sulle cozze la cosa si è fatta interessante, perché pare che solo in tre su una decina di adulti, sapevamo togliere le barbe ai mitili (pensare che è una delle prime cose che ho imparato da bambina).
Ma è sul calamaro che abbiamo raggiunto le vette del sublime: immagino che tutti sappiate, nel caso lo sapete da ora, che i calamari, così come i polpi, per renderli più teneri vanno prima congelati e poi cotti rapidissimamente, altrimenti diventano di legno, e immangiabili.
Immaginerete quindi lo stupore dello chef, e non solo, quando una allieva già madre di famiglia ha così esordito “ma il calamaro va congelato da cotto o da crudo?” Eccerto, prima lo cuoci con il suo bel sughetto, poi lo sciacqui sotto l’acqua, poi lo congeli e poi lo ricuoci…prelibatissimo. Ma ci sei o ci fai? Seguita a ruota da quella che il brodo lo frulla, carote sedano e cipolla e poi via una bella frullata…sai poi la limpidezza…E da quell’altra che, quando la maestra ci diceva che con i gusci e le teste dei gamberi potevamo preparare una bisque e congelarla per utilizzi futuri, è schizzata come una molla “bisque che…? Mai sentita nominare”.
E poi sul podio, l’apice dell’assurdo: altri modi di condire la paella? Ma non saprei, prova con il pesto tesoro, poi mi dici….La paella è paella, è come chiedere se esiste un altro modo per condire il riso alla milanese, o se si può fare il pesto senza usare il basilico.
Forse mi devo ricredere, non sono poi così male come cuoca, almeno io la teoria la so, è sulla pratica che glisso, anche perché con Luca non è facile, lui è un purista, la sua prima paella l’ha fatta a sedici anni, e ancora adesso quando decidiamo di farla, va praticamente in trance agonistica per un giorno intero:”programmato per fare la paella”e non si ferma un secondo finchè non ha finito, mentre io mi do un’aria impegnata vagando per la cucina senza tragua, senza sosta, ma soprattutto senza senso.
Per fortuna che avevamo preventivamente stappato una bottiglia di bianchetta – vorrai mica morire di sete mentre aspetti che la paella sia pronta – e poi lo sanno tutti, cucinare con un bicchiere di vino a portata di mano garantisce un risultato eccezionale e predispone l’umore al buon esito della serata, quindi il festival delle corbellerie è scivolato via facile.
E finalmente è arrivata lei, la sangria, tempo un quarto d’ora e qualche vigorosa sorsata ed eravamo tutti grandi grandi amici, a parte una che non beve, guarirà forse, un giorno…speriamo.
Piatto di paella, o quel che era, in una mano e bicchiere nell’altra, poi solo il bicchiere, i bicchieri, tanti bicchieri.
Siamo usciti dal corso che io ridevo come un’oca, con due grembiuli appesi al collo e camminando a zig zag, Luca faceva il sobrio, ma mi sembra di ricordare che la sua aristocratica erre moscia, fosse particolarmente strascicata, e mi ha pure fatto guidare, il cavaliere…
Ci siamo già prenotati per un altro corso: finger food e cocktails abbinati: vi farò sapere. Per adesso è tutto.
Hasta la vista, e OLÈ!

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