Magda e la resilienza.

Se cercate sul web la definizione della parola “resilienza”, ne troverete a decine. Ce n’è una per ogni esigenza o necessità. In psicologia,viene definita resilienza la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. Nello sport viene definito resiliente quell’atleta che, semplicemente, si rifiuta di arrendersi, colui che “è in grado di risalire sulla barca rovesciata”.

Vi giuro, e chi mi conosce sa che non mento, che io Luca lo avrei ammazzato quando mi spingeva a correre anche quando le gambe mi bruciavano, il fiato mi moriva in gola, avevo il battito cardiaco di un colibrì,  tutto il mio corpo urlava la sua disperazione, e lui con quella sua dannata (adorabile) “erre” nobile e senza palesare il minimo sforzo, mi diceva che dovevo essere resiliente, avere un atteggiamento zen, “devi essere come i monaci tibetani, che riescono a rimanere impassibili e sereni, anche davanti al nemico che li picchia duro”. Due considerazioni a caldo: a)ti sembro forse un monaco tibetano? b) ringrazia che nella taschina dei pantaloncini da running non ci stia una rivoltella, altrimenti te lo facevo vedere io il monaco… Continua a leggere “Magda e la resilienza.”

Passione CrossFit, pagella del primo semestre

Sono passati sei mesi ormai da quando ho fatto il mio primo ingresso nel box, il carnet da 10 ingressi è diventato grande e si è trasformato in un abbonamento annuale, le mie due lezioni settimanali si sono trasformate in quattro e, nei periodi di massimo splendore, sono riuscita a fare anche un sei giorni su sette, compreso un workshop sugli handstand, il mio limite personale invalicabile (oddio forse si potrebbe superare, ma più che un allenamento extra, mi servirebbe qualche seduta di psicoanalisi). Ma torneremo più tardi sull’argomento.

Con una punta di orgoglio e piacere masochista, posso definirmi a pieno titolo una “CrossFit addicted”, già perché oramai ho superato molti degli step espiativi che questa disciplina comporta:
-calli nelle mani ormai stratificati totalmente indifferenti e refrattari a qualsiasi ritrovato emolliente, e così non ci resta altro da fare che limarli selvaggiamente, ma mica usando una banale limetta, ma no dai, siamo seri, noi ormai si usa la raspa che l’estetista usa per le callosità sui talloni, solo che ce la strofiniamo sui palmi delle mani, così come se niente fosse, con la stessa grazia con cui eleganti signorine dalla pelle delicata si danno lo smalto alle unghie.
Roba da far impallidire tutta la categoria dei saldo carpentieri che i calli se li sono fatti venire a furia di maneggiare arnesi pesanti, non come noi che abbiamo la pretesa di appenderci ad una sbarra e tirarci su come se fossimo fatte d’aria. E così mentre la nostra mente ci proietta l’immagine di noi in veste di moderne soldati Jane, ipertoniche, potenti ma eleganti, con i muscoli evidenziati da sapienti giochi di luce (magari pure un po’ resi lucidi da una pastina d’olio), che padroneggiamo tecnica e attrezzo, facendo decine e decine di pull up perfetti, fuori dal nostro cinema privato, l’immagine più tristemente realista è quella di tante scimmiette con la faccia paonazza, appese ad una sbarra che abbozzano qualcosa, ma non si sa ancora bene cosa. Un bravo coach lo può intuire, per il resto del mondo, ahimè, restiamo scimmiette appese.
– lividi. Lividi sparpagliati dappertutto, sulle ginocchia, sui gomiti, sulle clavicole, sulle creste iliache, sugli avambracci : ogni posto è buono per metterci un lividino.
Io per esempio ho trovato finalmente la causa di un livido seriale che mi spunta ciclicamente sul ginocchio sinistro. Bene, ora so che è il mio livido da burpees: 10 burpees nessun livido, dai 30 in su il livido è garantito. Se considerate che ieri in fase warm-up ne abbiamo fatto un tabata intero, e dopo il Wod, ce ne siamo scoppiati un cash out da 50,  vi lascio ora immaginare il colore del mio ginocchio…(ma come diavolo mi esprimo? Warm up, cash out..boh, non me lo so spiegare, chiederò all’analista già menzionata sopra)
Quindi, per la serie “lo stai facendo nel modo corretto” ecco un elenchino dei posti prescelti per la fioritura di un ematoma e la relativa causa:
– livido sulla clavicola: clean
– livido sui gomiti: plank
– livido sulle creste iliache: hollow rock to superman
– livido sugli avambracci: dip ring
– livido sul coccige: sit up
E poi vari ed eventuali, perché il livido è personalizzabile, ognuno può farsi il suo unico e personale, come me.
– kinesio tape (la stigmata più figa di tutte), ossia quando siete stati talmente bravi da procurarvi un piccolo infortuinio che ha reso necessario l’intervento del fisioterapista, il quale per porre rimedio alla vostra fame di agonismo (trasformata in indigestione, visto il risultato) vi metterà strisce di tape colorato sulla zona dolorante, e qui sta alla sua bravura nel creare figure astratte e armoniose degne di un museo di arte moderna. E il vostro corpo è la sua tela. Wow, detta così fa venire voglia di farsi un altro strappettino alla spalla…
Io nel mio piccolo sono a quota due opere d’arte, una per spalla, entrambe infortunate nel vano tentativo di imparare a fare un handstand come si deve. Teoricamente, essendo due le spalle, dovrei essere a posto, ma non si sa mai.
Però accadono anche dei prodigi meravigliosi, d’altronde chi bella vuole apparire un po’ deve soffrire (e noi soffriamo). Il primo, il più godurioso di tutti è il paradosso della bilancia, ossia mettete su peso ma i jeans vi stanno sempre meglio e sono sempre un pochino più larghi; è il potere della massa magra, bellezza. Focalizzate l’immagine che ad ogni squat che fate (e ne facciamo  fantastilioni), il vostro gluteo sollecitato dalla fatica, tira un morso sulla ciccia che lo riveste e, morso dopo morso, se la mangerà tutta, diventando un bel gluteo rotondo, sodo e liscio. Questo è in buona sostanza, quello che sta accadendo laggiù, dove non osano le aquile.
Diverso è il discorso ai piani alti, avete notato che le giacche sono diventate più piccole sulle spalle? Errore. Siete voi che siete diventate più grandi. Ora avete due spalle dritte, toniche e tornite, dovete solo fare attenzione a come vi muovete, al fine di evitare di trasformare i bottoni delle vostre giacche in potenziali proiettili vaganti, grave pericolo per chi vi sta intorno.
Se non ve ne siete ancora accorte, avete anche un accenno di tartaruga, ma tanto lo so che pure voi fate le sceme davanti allo specchio facendo finta di essere una modella di “Sports illustrated”,vi annodate la t-shirt sotto il seno ammiccando ad un fotografo invisibile (di questa e altre patologie ci occuperemo nella sezione “danni psicologici”) e quindi lo sapete benissimo che la vostra pancia ora è fotogenica da morire…
Quanto alle braccia, addio maniche a tre quarti, ora potete sfoggiare arti superiori degni della già citata Jane che di mestiere faceva il soldato. E addio tendine pendenti sotto il bicipite, avete un corpo nuovo e una testa nuova. Infatti, un aspetto da non sottovalutare del CrossFit è la spinta al costante miglioramento individuale, una specie di smania che ti prende a fare e a dare di più: prima 15, poi 20, poi 25 chili, e se prima riuscivi a rimanere in plank 20 secondi e poi eri disposta a morire sul posto, ora a furia di insistere, ci stai un minuto, imprecando come un tassista turco, va bene, ma ci stai.
Perchè come dice il mio saggio marito, crossfitter addicted pure lui “…il dolore è il mezzo con cui il corpo si sta liberando delle proprie debolezze” (o qualcosa di simile).
Ora vi saluto, devo andare a limarmi i calli.