Magda e l’imbarazzo di essere italiani: tutti all’Acropoli.

Immersi nella magia dell’Acropoli di Atene, acciambellati come gatti nella culla di tutte le civiltà, affascinati dalla bellezza classica delle rovine della Grecia antica, il mio fantasticare viene di colpo interrotto dal suono del fischietto di una delle guardie del sito archeologico. Istintivamente ci giriamo tutti per vedere con chi ce l’avesse perché sembra proprio arrabbiata perché, oltre a soffiare tutta la sua rabbia dentro al fischietto, comincia a sgranare un rosario di improperi in greco…cioè, si intuiva che fossero accidenti per il tono con cui vevivano pronunciati, perché il greco è qualcosa di veramente incomprensibile per i comuni mortali.
Ci giriamo e con sgomento vediamo un gruppetto di ragazzetti sui vent’anni tutti presi a farsi una foto abbracciati a una delle colonne di quello che un tempo fu il Tempio delle Cariatidi.
No ma fai pure, la recinzione che tu hai ignorato era solo messa lì in modo da farci apprezzare meglio le tue qualità agonistiche quando hai deciso di scavalcarla, no no, tranquillo, il marmo delle colonne è solo del V secolo a.c quindi per niente delicatissimo, sì, gli fanno ogni tanto delle iniezioni particolari e costosissime per evitare che si sgretoli e crolli tutto; ma tu stai sereno, avviluppati intorno alla colonna come una ballerina di lap dance e fai pure la foto per aggiornare il tuo profilo Facebook.
Intorno a lui solo sguardi di rimprovero e disappunto, noi guardando meglio notiamo che ha l’adesivo Costa sulla t-shirt e che quindi è del nostro gruppo, osservando ancora meglio notiamo che fa parte di un drappello di ragazzi che hanno già avuto occasione di sfoggiare la loro educazione e classe in molte altre occasioni: taglio della fila ai buffet, parlare a voce altissima al tavolo disturbando la conversazione dei commensali vicini e, nonostante abbiano vent’anni suonati, pare non siano ancora capaci a stare seduti composti a tavola e a impugnare le posate in modo da non sembrare un orango. Il tutto sotto lo sguardo compiaciuto dei genitori….
D’altronde cosa ti vuoi aspettate da dei tizi che hanno le sopracciglia depilate che nemmeno la mitica Audrey ce le aveva così curate?
E così, mentre gli altri turisti scuotono la testa e dicono in tutte le lingue del creato “i soliti italiani” a me monta la furia, perché io sono italiana come loro, e quindi agli occhi del mondo, io sono come loro. Una cafona, maleducata e ignorante. E io non ci sto.
Vorrei dire a una ragazzetta facente parte del caleidoscopico drappello di sgarruppati, che indossare una maglietta con scritto in pugliese “che cazzo guardi?” non è una scelta di stile strepitosa, ma poi ascoltando meglio, vorrei proporle uno scambio equo: indossa la T-shirt che vuoi ma in cambio non stuprare la lingua italiana sbagliando in maniera sistematica tutti i congiuntivi. Almeno provaci… E se ti avanzano cinque minuti, togliti un paio di etti di trucco in viso, che hai le ciglia talmente cariche di mascara che non sembrano più ciglia, ma le zampe di uno scarafaggio rachitico.
Se questi ragazzi sono il futuro che ci aspetta, cari miei, siamo rovinati…

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