“Nera come la notte, dolce come lo zucchero”

Siamo qua, io e lei, io sul divano con il piede fasciato, lei comoda nella sua cuccia super imbottita. Le giornate scorrono lente, non posso fare molto, il piede fa un male cane solo se oso fare qualche passo in più, devo stare ferma. E basta.
Osservo lei, adorabile cagnone di undici anni e mezzo, la guardo e sento molto forte dentro di me la marea ritirarsi per formare l’onda lunga dei ricordi. Il presente indietreggia proprio come il mare, e all’orizzonte la vedo la cresta bianca che si avvicina.
Non ho mai avuto paura delle onde quando il mare era mosso: aspettavo che si avvicinassero alla riva e al momento giusto, ossia quando l’onda si sta per rompere, cominciavo a correrle incontro, prendevo fiato e a testa bassa, mi ci tuffavo dentro. Qualche volta sentivo la punta dei piedi rimanere intrappolata nel ricciolo dell’onda, e soffiando fuori l’aria dal naso inclinavo il capo e con gli occhi aperti vedevo il cielo attraverso lo specchio d’acqua che si faceva sempre più sottile. E all’improvviso le risate dei miei amici, che facevano il bagno insieme a me, rompevano il silenzio del mare visto da sott’acqua.
Era novembre, il 20 novembre 2003, quando a sorpresa mi è stato detto che quella mattina saremmo andati a prendere un cane, una labradorina nera di quattro mesi, rimasta invenduta in quanto ormai aveva superato il periodo in cui i cuccioli sono adorabili e irresistibili….Presa in saldo, a metà prezzo: il miglior affare della mia vita, già perché a distanza di anni, l’investimento iniziale ha fruttato un patrimonio non quantificabile di affetto, ricordi, risate, gioia pura. Perfezione.
Sasha è stata ribattezzata subito Tabata, e ha fatto così il suo ingresso trionfale nella mia vita. Buttandola all’aria e arricchendola all’inverosimile.
Già, perché se non lo vivi non lo puoi capire (quanto odio le frasi fatte…ma tant’è…).
Tabata mi ha fatto capire che la casa super pulita e ordinata pronta per comparire sulle pagine di AD è fichissima, ma vuoi mettere il sorriso che nasce spontaneo sul tuo viso quando nell’ordine perfetto di casa, vedi spuntare pupazzetti, ciabatte e palline? Vuoi mettere il piacere che provi girando la chiave per entrare in casa perché sai che ad attenderti c’è una coda impazzita, due occhi grandi così e un essere pervaso dalla testa alla coda da gioia infinita solo perché sei tornato a casa?
Amo la mia Tabata e il suo odore, perché per me è profumo di casa, conosco e so leggere tutte le sue espressioni al punto che, per ridere, Tabata ha una voce, una vocina inventata da me, con cui interpreto quelli che secondo me sono i suoi pensieri. È un giochino che parla d’amore perché solo chi conosce molto bene me e lei lo può capire e condividere questi dialoghi surreali, e desiderare di farne parte.
Tabata mi ha insegnato la pazienza, il saper aspettare, il gioire delle cose più stupide, e che ci sono momenti così perfetti e pieni di armonia che anche una sola parola è superflua, che alcuni silenzi sono belli così come sono e non c’è bisogno di riempirli a qualsiasi costo.
Mi ha insegnato a saper aspettare, che l’attesa di chi ami è quanto di più dolce ci possa essere, perché sai che la tua attesa non sarà vana. Ti fidi talmente tanto da riporre dentro di lui tutta la tua fiducia, sei disarmato davanti a chi ami, disarmato e senza paura. Questo impari, vivendo con un cane.
Impari a vivere disarmato, a fidarti ciecamente, a essere leale e fedele, e nonostante il fatto che, davanti a questo tripudio di virtù, il mondo intero si dovrebbe mettere in ginocchio, il cane rimane una creatura semplice e docile. Il cuore dei cani è puro, non conosce la malizia dell’inganno, del doppio gioco e della falsità, sono eterni bambini, per un niente fanno gli offesi ma basta una carezza e si dimenticano di tutto, non conoscono il rancore o la vendetta. Percepiscono il tuo dolore e desiderano farne parte, sempre in silenzio, mute presenze che ci accompagnano per troppo poco tempo.
Però bisogna essere onesti, e chi non ha mai desiderato di fare a fettine il proprio cane perché si è mangiato qualcosa di non propriamente edibile ? Io mi ricordo di un paio di occhiali da sole: se lo spedivo alla Ravensburger lo avrebbero inscatolato con su scritto “puzzle da 10.000 pezzi”, e lei che ai tempi avrà avuto neanche due anni, sembrava così fiera del suo operato, proprio non capiva il perché di così tanto fervore da parte mia. Mi guardava e basta, ho capito che l’unica chance che avevo era di farmela passare, tanto ormai il danno era fatto.
Per non parlare di quelle sere che sembra che la pioggia la tirino giù con i secchi, che non metteresti il naso fuori di casa per nessuna ragione al mondo, eppure lui ti guarda pieno di speranze, bisogna uscire, e ciò che per te è drammatico (uscire con la pioggia), per lui è fantastico. Te vedi il diluvio, lui il musical “Singin’in the rain”, ed è del tutto inutile cercare di fargli capire di sbrigarsi, l’adorabile creatura, davanti ad una richiesta di velocizzare i tempi, si bloccherà, con il risultato che tornerete a casa fradici, pronti serviti per una polmonite… Lui dormirà beato asciugato di tutto punto, voi tossendo, starnutendo con 40 di febbre… Ma nemmeno allora riuscirete ad arrabbiarvi con lui.
Tabata è la bontà di cui la mia vita ha bisogno, è l’autorizzazione a rotolarmi sul tappeto, a fare cose stupide, a giocare come se avessi cinque anni. Mi guarda adorante anche se sono impresentabile, e mi serve a ricordare che spesso ci riempiamo la testa di sovrastrutture del tutto superflue. Tabata e tutti gli altri cani, badano all’essenziale, e con le buone o le cattive ad esso ci riconducono.
È che non possiamo immaginarlo, finché non lo viviamo.

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4 pensieri riguardo ““Nera come la notte, dolce come lo zucchero”

    1. Che dici, la bontà incommensurabile sarà prerogativa dei cani neri?! Vai a sapere…
      Ci sarai a New York per la Maratona? Noi sì, ovviamente io solo come tifosa sfegatata del marito runner 😁😁
      Un bacio a te, Manu 😘

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