Qui comincia l’avventura….

Domenica 16 dicembre ore 23 (credo) siamo a Madrid.
Vogliamo parlare di mezzi di trasporto? E parliamone.
Decidiamo per la partenza intelligente. Le condizioni meteo sono critiche? Niente panico, noi raggiungeremo Malpensa in treno, ottenendo così un duplice risultato (perché ogni tanto parlo come Furio? ).
Il primo: non metteremo nessuno per strada in macchina, noi compresi, in modo da non correre rischi inutili.
Il secondo: viaggiamo comodi e tranquilli.
Segnatevi le parole COMODI e TRANQUILLI
Biglietti di prima classe prenotati in congruo anticipo, bene, arriva l’Intercity per Milano Centrale: carrozze di prima classe TUTTE fuori servizio…Assistiamo all’esplodere dell’ira funesta della visonata ( dotata di pelliccia di visone degno di un glorioso ” Vacanze di Natale”, ma di quelli che sbancavano i botteghini n.d.r) signora Delfina, una agguerrita non più giovanissima, che di rinunciare al confort della sua Prima classe non ne vuole sentire parlare, e come risarcimento danni vuole a scelta, o lo scalpo del controllore o, in alternativa, una tartare dei suoi testicoli.
Noi tapini, mesti mesti, occupiamo un posto non nostro in seconda classe e passeremo gran parte del viaggio a ballare il valzer dei posti prenotati ( spostarsi da un posto all’altro in base a chi sale e reclama il suo posto numerato e regolarmente prenotato).
Pare esista una fantomatica carrozza 5 che accoglie tutti i possessori del biglietto di “prima”, sarà soppalcata, o avrà una specie di Stargate, perché altrimenti non si spiega come sia possibile stivare tutta quella gente in una sola carrozza, e tutti quelli che salgono vi vengono prontamente dirottati. Noi, comunque, non ci fidiamo e non abbandoniamo il nostro avamposto con vista sui nostri bagagli.
Arriviamo a Milano Centrale, per raggiungere Malpensa bisogna cambiare e prendere un altro treno che però oggi non circola, causa sciopero personale dell’Orsa; serve un’alternativa e anche piuttosto rapidamente, ma ce la facciamo: si va in pullman.
La sensazione é un po’ quella di essere in balia di questi strani figuri che smistano turisti ignari prima su un pullman poi sul l’altro e il prezzo per il biglietto varia in base al Paese di origine….i,giapponesi a tutt’oggi credo siano quelli che pagano il biglietto più caro, e nessuno sa perché, loro compresi, ma loro si sa, sono educati, sorridono e non protestano.
Raggiungiamo il Terminal 1, totalmente, completamente, assolutamente avvolto nella nebbia più compatta che io abbia mai visto: non c’è niente da dire, sono proprio dei bei posti dove vivere, prima di suicidarsi per la malinconia che ti assale e non ti molla più. Ma bando alle ciance, bisogna partire.
Ci mettiamo in fila per il check-in. Catturano la nostra attenzione una famigliola peruviana con un numero spropositato di bagagli, noi ne abbiamo contati almeno una dozzina e ha fatto fare talmente tanti giri di cellophane a ogni singola valigia da farle perdere ogni sembianza di bagaglio, per tramutarsi ai nostri occhi, in tanti bozzoli di Cocoon. Ridiamo come stupidi al pensiero che”nonna Ataualpa imbozzolata” quando verrà scaricata a destinazione, sarà una bambina, mentre gli stinchi di Luca continuano a essere presi a carrellate dalle “cugine Ataualpa” che, meschine, non hanno capito che per far fermare il carrello bisogna abbassare la maniglia e non scagliarlo addosso alle persone…
Ok. Let’s go, next stop: Madrid. Basta che te lo credi. Siamo già seduti in aereo, motori accesi, hostess in postazione, tutto pronto e…. Buio pesto. Un blackout totale a bordo per guasto a un generatore.Ma niente e nessuno intaccherà il nostro buonumore….forse.
Alla fine partiamo con una mezzoretta di ritardo, ma decolliamo, il clima a bordo é caraibico ( secondo me l’aria condizionata é fuori uso), atterriamo a Madrid in tempo per prendere l’aereo per Buenos Aires, al gate un tizio attira la nostra attenzione, é ubriaco fradicio, completamente boracciado, così lo ha definito la hostess: l’amico si intrufola nel tunnel per salire a bordo, la hostess lo nota, lo richiama indietro, lui la ignora, lei avvisa la sicurezza, la sicurezza sale a bordo e sotto lo sguardo attonito di noi viaggiatori gli intima di scendere, lui si rifiuta, chiamano la Polizia e a quel punto, l’ubriaco si convince a scendere, anche perché erano in quattro e piuttosto determinati.
Non dovrebbe succedere altro, ma nel dubbio ingoio una bella pasticca di valeriana e dormo dieci ore di fila.
Ci vediamo a Buenos Aires.

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