Cammina cammina cammina, Magda e Furio finalmente arrivarono dentro a Expo 2015.Prima impressione a caldo: è immensa!
Fortuna che noi ci siamo presi due giorni per visitarla al meglio, il primo giorno abbiamo optato per un ingresso serale: al costo di 5 euro, dalle 19 fino alle 23, puoi vagare in lungo e in largo, se poi ci metti pure una leggera brezza serale, il connubio è veramente piacevole. Il secondo giorno invece abbiamo fatto il biglietto giornaliero, siamo entrati alle 10 circa e ce ne siamo andati sfatti di stanchezza e libagioni varie alle 22.
I padiglioni sono un’infinità, magari date la precedenza a quelli che vi incuriosiscono di più e cominciate da quelli. Se ora vi aspettate che vi faccia una lista su quali vedere e quali lasciare indietro, evitate pure di andare avanti con la lettura. Però sì, vi racconterò di quelli che ci hanno emozionato di più, e quelli che invece ci hanno deluso. Siete pronti? Via, si parte.
-Thailandia, interattività e tanti sorrisi e poi la cucina Thai è una vera e propria delizia
-Brasile: la rete sospesa nel vuoto in perfetto stile Indiana Jones che bisogna percorrere per accedere alla superficie espositiva, già da sola vale la coda. Che se poi siete furbi e lo visitate subito appena entrate (è pure vicino all’ingresso principale) di coda non ne fate proprio. Al bar interno al padiglione poi, fanno dei frullati di frutta freschissimi meravigliosi. Imperdibile.
– Corea: bianchissimo e iper tecnologico, sembra di fare un salto nel futuro per scoprire una tradizione gastronomica antichissima. Noi lo abbiamo scelto per la cena del nostro secondo giorno. E non ci siamo pentiti, assolutamente.
-Messico: padiglione dal design impressionante, infatti si tratta di una gigantesca pannocchia stilizzata con all’interno fontane e rampe elicoidali che vi condurranno al ristorante tipico in terrazza, dove noi abbiamo pranzato, ma di questo pranzo surreale e divertentissimo vi parlerò più avanti.
-Ecuador e Colombia: padiglioni belli che mettono allegria, e con un’idea interessante a monte. La loro visita vi ruberà poco tempo, e uscirete con un bel sorriso.
-Spagna: giochi di luce, stanze le cui pareti sono interamente ricoperte di schermi led vi condurranno in un viaggio in quello che è un Paese la cui cucina è in costante e velocissima evoluzione, senza dimenticare mai la sua tradizione, fatta di convivio e condivisione. Pit-stop al ristorante, ma non per pranzare, ma per godere di un vero aperitivo spagnolo: pinchos prelibati, ma veramente prelibati, ricchissimi e buonissimi e birra gelata. Wow.
-Giappone: irrinunciabile, imperdibile, meraviglioso. C’è da fare un pochino di coda, ma non ve ne pentirete. Durata della visita: 50 minuti, che voleranno in un attimo. C’è da vedere, da fare e toccare. Bello bello bello!
-Kuwait: siamo entrati per curiosità, non capivamo cosa potesse offrire a livello gastronomico un Paese famoso per il petrolio….La struttura è particolare, sembra che con una catapulta ti abbiano scaraventato in mezzo al deserto, ma poi allunghi una manina e scopri che è tutto finto. Effetti speciali, luci e suoni, e poi nel bazar un giochino che simula la corsa di due cammelli nel deserto…e ovviamente io ho perso. Ma andiamo avanti.
-Cina: Paese designato per la nostra prima cena, la nota clou del padiglione è una distesa di simil-canne di bambù stilizzate e illuminate da luci led che formano figure in costante mutamento. Scenografico.
-Israele, padiglione multimediale che spiega attraverso dei video proiettati a 360* in modo da far sembrare al pubblico di essere parte integrante della scena, come è stato possibile fare di una zona arida e desertica, uno dei Paesi più fertili del mondo…. E poi lo sapevate che i pomodorini ciliegini per cui ora andiamo tutti matti, sono una loro “invenzione”? Furio ovviamente già lo sapeva, ma la cosa non ci stupisce più di tanto: lui è sempre un po’ più avanti di noi comuni mortali. Notevole poi la gentilezza del personale dello stand con cui ci siamo intrattenuti scambiando quattro chiacchiere.
Un rapido salto in Belgio, Bielorussia, Germania, Stati Uniti e Argentina, tutti padiglioni che non ci hanno emozionato, però un’occhiatina veloce non si nega a nessuno. Tuttavia non ricordo nulla di notevole, a parte il delizioso pretzel che ha accompagnato una freschissima bionda tedesca a metà pomeriggio.
L’Italia è stata una grande delusione, un padiglione gigantesco prolisso e pretenzioso. Abbiamo perso una buona occasione, invece abbiamo preferito riproporre quei quattro luoghi comuni che ormai suscitano più sbadigli che ammirazione. Per l’amor di Dio, questa è stata l’impressione che ha dato a me, magari voi visitandolo mi smentirete. Ve lo auguro.
E poi il pugno nello stomaco irrinunciabile: il Nepal. Padiglione terminato dagli operai italiani perché tutti coloro che vi lavoravano sono stati richiamati dal governo Nepalese per prestare soccorso ai terremotati. Finito, bellissimo e vuotissimo: bandiere a mezz’asta e un silenzio che stride in maniera assoluta con il caos circostante. Ci si ferma tutti, chi per un attimo di raccoglimento, chi per fare una piccola donazione.
Alle 21 ci si raduna intorno all’albero della vita e si assiste ad uno spettacolo di luci, suoni e acqua, magari godetevelo mangiando un gelato allo yogurt che alcuni ragazzi simpaticissimi servono in un chiosco proprio sulla piazza dove c’è l’albero. Noi la prossima volta che ci torneremo, perché ci torneremo, vedremo anche di procurarci i biglietti per lo spettacolo de Le cinque du soleil, che nel teatro all’aperto dell’Expo mette in scena un dei suoi spettacoli: “Alla vita”.
L’unica cosa che dovete portarvi da casa per gustarvi appieno questo viaggio gastronomico in giro per il mondo senza però muoversi da Milano è la curiosità. Noi non abbiamo rinunciato a niente, abbiamo mangiato e bevuto per due giorni tutto quello che ci incuriosiva: cena in Cina, colazione in Brasile, aperitivo in Spagna, pranzo in Messico, merenda in Germania e di nuovo cena in Corea. Tutto delizioso e ben preparato, presentato bene e servito all’interno di ristoranti che, da tanto belli che erano, sembravano fatti per durare nel tempo, invece tutto verrà smantellato fra cinque mesi. Voglio dire: il prosciutto, la pizza e la pasta al pomodoro potremo mangiarli tranquillamente a casa nostra, approfittate quindi dell’opportunità che questa Expo ci da: scoprire nuovi gusti e pietanze di cui magari non abbiamo mai sentito parlare, e lasciamoci trasportare dalle sensazioni che ci danno.
E poi lungo il decumano ci sono spettacoli a sorpresa, l’aria è festosa e lieve, tutto sta a lasciarsi coinvolgere, lasciando per una buona volta a casa il gusto per la polemica e le critiche sterili e fini a se stesse.
A posteriori, una volta finita l’Expo si tireranno le somme e si vedrà come sono andate le cose, ma per il momento va tutto bene, non lasciatevi influenzare dai delatori, salite sul primo treno per Milano e andate. E godetevi una bella giornata, proprio come abbiamo fatto noi.
Un abbraccio, Magda e Furio.