Magda e Furio sono andati in trasferta all’Expo. Una maratona di due giorni, organizzata con precisione quasi militare, per poter gustare in maniera il più esaustiva possibile, i mille spunti e suggerimenti che questa manifestazione offre.
Non intendo tediarvi con la descrizione dei padiglioni dei vari Stati partecipanti e, tantomeno entrare in inutili polemiche “Expo sì, Expo no. Io ci vado, io no” e affini. Ognuno si tenga il suo punto di vista, che intanto io non sono qui per convincere nessuno, e poi a dirla tutta, non ne ho nemmeno voglia.
La prima cosa che salta agli occhi è che funziona tutto. E qui già l’italiano mugugnone incassa il primo duro colpo. Si arriva agevolmente con la metropolitana, i biglietti si possono prendere in anticipo on line, ma anche per chi arriva all’ultimo minuto, la coda alle casse scorre via rapida. I controlli di sicurezza all’ingresso sono minuziosissimi: praticamente sono uguali in tutto e per tutto a quelli che si fanno in aeroporto, ma anche qui ci si può organizzare in anticipo evitando (parlo a noi donne) di trascinarci dietro la borsa di Mary Poppins, impariamo dai nostri amici maschi: viaggiamo leggere, anche perché con il caldo, molto caldo, la vostra la vostra borsa peserà sulla spalla come un’incudine, e a nessuno piace camminare trascinandosi dietro un’incudine…
Quindi le regole di base sono:
-pianificare la giornata
-abbigliamento anti-caldo, ma guardatevi allo specchio prima di uscire: vi siete cambiate dopo che avete finito di fare i mestieri in casa? Mi raccomando, perché io ho visto in giro tante Luise che “cominciano presto, finiscono presto e di solito non puliscono il water…”
-scarpe comode: sandali, ballerine, scarpe da ginnastica, la scelta è ampia, quindi se potete evitate le infradito di gomma che vi indurranno a trascinarvi i piedi, mezzi dentro la ciabatta e mezzi fuori, e dopo nemmeno mezz’ora avrete i piedi tali e quali a quelli che aveva mio nonno quando andava a zappare scalzo nei campi, ma mentre lui era nobilissimo sporco della sua fatica, voi togliete pure il nobile: non vi si può guardare. E basta. Le flip flop di gomma si possono usare solo al mare, in piscina, in palestra e a casa, in tutte le altre occasioni in cui si usano, in un mondo giusto, dovrebbe essere prevista una sanzione.
E poi c’è la regola di base che vi deve accompagnare per tutta la giornata: fate finta di non essere italiani. Quindi, rispettate le code, evitate di vagare per il decumano come se foste afflitti da labirintite cronica: la gente che vi sta intorno ha tutto il diritto di godersi come voi la giornata senza che voi gli tagliate la strada ad ogni metro o, peggio ancora, gli sbattiate contro perché avete cambiato direzione all’ultimo secondo.
Non fate “toc toc” con il pugnetto rovesciato su tutte le strutture dei vari padiglioni per verificarne solidità, accuratezza delle finiture e qualità dei materiali: non siete Calatrava e nemmeno l’ingegner Cane….e ieri o c’era un pullman di ingegneri civili sguinzagliato all’Expo, oppure non si spiega il dilagante fenomeno di uomini di mezza età in pantalone lungo, mocassino, camicia a mezza manica e marsupio saldamente legato in vita che, appunto, gironzolava qua e là facendo “toc toc” con il pugnetto. A seguire commenti positivi o scuotimenti del capo. Per onor di cronaca vi dico che gli scuotimenti hanno battuto alla grande i commenti positivi, c’era da scommetterci.
Siete ad una esposizione mondiale sul cibo, provate per un solo giorno ad abbandonare le vostre monolitiche convinzioni gastronomiche fatte di pizza Margherita e salumi Beretta, provate qualcosa di nuovo e diverso, magari poi scoprite che vi piace pure.
Decoro please. Anche se fa caldo, cercate per quanto possibile di mantenere un decoro: evitate i bivacchi e i pic-nic improvvisati nel bel mezzo del decumano, cercate di non stravaccarvi come balene spiaggiate e moribonde, le isole dell’acqua non sono docce e il fatto che nessuno vi dica niente non vuol dire che tutto vi sia concesso. Impariamo dai giapponesi: compostezza, eleganza e dignità, anche nelle situazioni più estreme.
Non vi dico di applicare alla lettera il comandamento “ama il prossimo tuo come te stesso”, ma nemmeno di sfracellargli la pazienza con comportamenti molesti per quanto inconsapevoli: spintoni, spallate, pestate di piedi, cercare di passare avanti sempre e comunque, urlare come indiavolati per ricongiungersi con i propri compagni di ventura sparpagliati qua e là.
Insomma non facciamoci riconoscere da tutti, uniamo le nostre forze e sfatiamo i luoghi comuni che affliggono noi italiani da sempre.
Fatte le debite premesse e raccomandazioni, possiamo entrare.
(Ma ve lo racconto nel prossimo post)