Metti che per una serie di bizzarre circostanze favorevoli ti ritrovi a partecipare ad un premio letterario, il Premio Letterario Nazionale “Enrico Trione – Una fiaba per la montagna”.
Metti che per partecipare a questo concorso tu debba scrivere una fiaba che abbia come argomento “il Tre” “…presente nelle fiabe come filo conduttore degli intrecci nella composizione degli scenari, nella successione progressiva o progredente dei fatti narrati, nell’efficacia degli aiutanti magici…”
Metti che ci sia voluta tutta la pazienza di tuo marito per spronarti a scrivere e per far maturare le idee che ti frullavano in testa, e che riesci a preparare tutto all’ultimo minuto, e a spedire la busta mettendo a tacere la mia insicurezza cronica.
Metti che non vinci, ma ti classifichi al settimo posto…
Vi presento la mia fiaba, la mia prima opera a essere stata premiata e pubblicata. Buona lettura.
“Tre gnomi per Tre”
Nella valle del Chissàdove, sperduto fra le montagne Chenessunosadovè, era nascosto un piccolo villaggio abitato da simpatici gnomi superstiziosi.
Tutta la vita del villaggio era scandita da un rigido protocollo di cabale e rituali scaramantici, inoltre era assolutamente vietato uscire di casa venerdì 17, e quando l’anno che stava per cominciare era bisestile, era prassi che non si festeggiasse il Capodanno.
In fin dei conti vivere così era piuttosto bizzarro, ma a loro così era stato insegnato, e loro così facevano.
Tutto questo fino a quella mattina in cui Gnomo Fortunello si svegliò e, con non poco stupore, guardando la sveglia sul comodino, notò che era sparito il numero “3″ dal quadrante, corse in cucina e sfogliò il calendario: orrore, era sparito pure Marzo, il terzo mese dell’anno.
“Ma come è possibile che sia successo? Di quale strano sortilegio sono vittima?”
Corse fuori e suonò la campana dell’adunata, tutti gli gnomi accorsero in un lampo confusi e spaventati “È sparito il 3!”,”Chi ha nascosto il numero 3?”,”Come facciamo adesso a sapere quando arriva la Primavera?”, “E la semina? Come facciamo ora a capire quando è il momento per seminare?”.
I poveri gnomi erano disperati, il 3, numero perfetto e propiziatorio, era sparito senza lasciare traccia, e adesso
nel villaggio regnava il panico più totale.
Tuttavia Gnomo Coraggioso non si perse d’animo, e decise di mettersi alla ricerca del numero perduto. Andò a bussare alla porta dei suoi amici più fidati, Gnomo Ottimista e Gnomo Arguto e li mise al corrente delle sue intenzioni. Gnomo Arguto, accettò subito di aiutare l’amico e Gnomo Ottimista non si tirò certo indietro, e così, zaini in spalla e armati di nobili intenti, i tre gnomi si addentrarono nella foresta.
Gnomo Arguto camminava pensieroso, quando tutto ad un tratto disse “e se ci fosse lo zampino della Strega Dei Ghiacci? Lei odia la primavera e rubando il 3, ha fatto sparire anche il mese di Marzo, così l’inverno durerà per sempre e lei potrà coprire di ghiaccio tutto ciò che desidera”. Gli gnomi si guardarono negli occhi e si stupirono: come avevano fatto a non pensarci subito? e si misero a correre in direzione del castello, e più si avvicinavano, tanto più cominciava a fare freddo.
Arrivati davanti al castello però gli gnomi si guardarono sconsolati negli occhi: la strega non li avrebbe mai lasciati entrare, e quanto a poteri magici non potevano certo competere con lei, e non erano nemmeno abbastanza forti da poter superare le guardie del castello: non restava altra soluzione che giocare d’astuzia.
Gli gnomi escogitarono così un piano: sarebbe stata la strega in persona a chiedere loro di andare al castello, e tornarono al villaggio per mettere a punto il loro progetto.
“Un gatto, ci serve un gatto e della vernice nera per passare all’azione” sentenziò Gnomo Arguto. Chiamarono Ivaldo il gatto baldo, un gattone che viveva nella foresta, molto furbo e altrettanto maldestro, lo colorarono di nero, e gli spiegarono per bene che cosa doveva fare.
Ivaldo trasformato dagli gnomi con la loro potente vernice, in un gatto nero, si intrufolò così nel castello e cominciò a combinarne di tutti i colori; al suo passaggio gli specchi cadevano andando in frantumi, le bottiglie d’olio precipitavano giù dalle mensole della cucina andando in mille pezzi e il vaso del sale cadeva sempre dalle mani della cuoca. Ma la goccia che fece tracimare il vaso fu quando Ivaldo fece cadere una scala sulla cui sommità poggiava un vaso di fiori, proprio nel momento preciso in cui la strega ci stava passando sotto.
La strega, stremata da questa anomala onda di sfortuna, contro cui i suoi poteri nulla potevano fare, andò su tutte le furie “ora basta, da quando ho portato il 3 dentro al mio castello non me n’è andata dritta una, pure il gatto nero ci mancava”. Avvilita e con un bernoccolo in testa grosso come una zucca, si mise a rimuginare.
A chi poteva chiedere aiuto? Pensa e ripensa, alla fine si ricordò di quei bizzarri gnometti che vivevano aldilà della foresta in cima alla montagna, sicuramente loro superstiziosi come erano, sapevano cosa bisognava fare per liberare il castello dalla sfortuna. Mandò subito al villaggio degli gnomi il suo fedele servitore Lusardello con il preciso compito di condurre alcuni gnomi al castello portando con loro l’amuleto più potente che avevano.
I nostri amici fecero i salti di gioia, il loro piano aveva funzionato perfettamente, meglio di quanto avessero mai sperato, presero dal deposito degli amuleti un quadrifoglio e si incamminarono dietro al servo Lusardello. Quando si trovarono al cospetto della strega, passarono alla seconda fase del loro piano.
“Abbiamo portato quello che ci hai chiesto” e tirarono fuori dallo zaino il loro prezioso quadrifoglio, “ma anche noi vogliamo chiederti una cosa”. La strega rimase colpita dalla baldanzia di quelle minuscole creature, e per la prima volta dopo chissà quanto tempo, sorrise. Ivaldo sentendo la voce dei suoi amici entrò correndo nella stanza e la strega vedendolo inorridì “tutto quello che volete, ma liberatemi dalla maledizione di questo gattaccio nero, porta una sfortuna tremenda, in questo castello non si può più stare tranquilli con questo menagramo che gira per le stanze e nessuno dei miei servitori lo vuole cacciare perché ha paura che la sfortuna gli si ritorca contro”.
Prese la parola Gnomo Coraggioso “Ciò che tu ci chiedi è possibile, ma noi in cambio vogliamo che tu liberi il numero 3”. La strega tamburellò le lunghe dita sui braccioli della sua poltrona e accettò lo scambio: alla fine era molto più importante il quadrifoglio per liberare il castello dalla malasorte e, tutto sommato, un gelido inverno poteva bastarle per soddisfare la sua voglia di neve e freddo, così all’arrivare della primavera lei poteva tirare un po’ il fiato e riposare.
“E sia. Vi riconsegnerò il vostro 3, dodici mesi di inverno sarebbero stati troppi anche per una strega potente come me”. Schioccò le dita e come per incanto su tutti gli orologi ricomparve il numero 3, sui calendari riapparve il mese di Marzo, e tutto tornò alla normalità con gran sollievo dei nostri amici gnomi, i quali da uomini di parola quali erano, le consegnarono il loro quadrifoglio.
Pace fu fatta. Il gatto Ivaldo, corse nel fiume a lavarsi dalla vernice nera che faceva di lui un gatto portasfortuna, e di lui per un bel po’ di tempo se ne persero le tracce. La strega decise di proteggere il suo castello dalla malasorte piantando il quadrifoglio proprio davanti all’ingresso principale. Come le radici affondarono nella gelida terra,la neve cominciò a sciogliersi e il quadrifoglio si trasformò pian piano in un fiore bianco delicato e bellissimo.
La strega si inginocchiò vicino al fiore e gli disse “Tu da ora e per sempre sarai bucaneve, e al tuo fiorire tutti sapranno che la primavera è alle porte”.
Gli gnomi felici come non mai, abbracciarono la strega e si incamminarono alla volta del loro villaggio, dove vennero accolti come degli eroi.
Era il 21 marzo di un anno perso nella memoria dei tempi, e da quel giorno tutti coloro che hanno la fortuna di incontrare un bucaneve lungo il loro cammino sapranno che la Strega dei ghiacci sta andando a riposare e che la Primavera, finalmente, sta per cominciare.