Ho letto tempo fa, da qualche parte, che siamo esseri in costante mutamento, nati per evolverci e, in un contesto ideale, tendenti al miglioramento. Una di quelle belle frasi che decidi di giocarti per sfoderare una conversazione brillante, al bar con gli amici durante un aperitivo, quando vuoi impressionare tutti con la tua dialettica farcita di filosofia zen. Ma poi tutto muore lì.E sui binari della normalità puoi proseguire tranquillo la tua esistenza senza il minimo scossone, fino all’ultimo dei tuoi giorni….la calma tranquillità di un fiume che procede tranquillo fino al mare, nel suo letto, senza mai una rapida, o una curva improvvisa.
Ma…
Proviamo a mettere un ma nella placida esistenza di questo fiume, due lettere, una parolina da niente che, se piazzata in una frase al momento giusto, ha il potere di rovesciare tutto quello quello che era stato scritto o detto prima. Mica una robetta da poco a pensarci bene. E per quel fiume niente sarà più come prima.
E così è stato anche per me, solo che la mia rivoluzione è partita dal livello più basso: io sono un piccolo rigagnolo, uno di quei minuscoli rii che non vengono nemmeno indicati sulle cartine geografiche. Ma ho avuto un’enorme fortuna: ho trovato lungo il mio correre verso il mare un lago, grande, immenso, che ha cominciato a gonfiare il mio corso, facendo saltare, con non poca fatica e ostinazione, tutte le dighe, gli sbarramenti e gli ostacoli che io avevo sapientemente piazzato. E mi ha convinto del fatto che potevo tentare, potevo non accontentarmi della mia quieta immobilità, e cominciare a cambiare. Perché per tanto che uno possa bussare, spingere, prendere a testate, la porta del cambiamento è una porta che si può aprire solo dall’interno. Possono suonare il campanello per giorni, mesi e anni, ma se non ne volete sapere di aprire, la porta resterà chiusa, voi al sicuro dentro al vostro guscio e fuori un miliardo di cose che voi vi state perdendo. Peccato.
Tranquilli in vostro soccorso sta per arrivare la parola magica: MA.
Ma se provaste ad aprirla quella porta, che cosa potrebbe accadere? Val la pena tentare.
E io ho deciso finalmente di provare….e come per il bombo, quell’insetto che per come è strutturato non potrebbe assolutamente volare, ma lui lo fa comunque perché nessuno si è mai preso la briga di dirglielo, io ho scoperto che posso correre.
Correre sul serio, intendo dire.
Certo, mi hanno dovuto mettere sotto al naso tutta una serie di stimoli che avrebbero risvegliato i sensi di un morto, ma ciò che conta è che ha funzionato e io ora sento di poter dire a me stessa che a maggio correrò la mia prima mezza maratona, il fatto che per convincermi a farlo mi portino in Cina sulla Muraglia Cinese, uno dei luoghi che più mi affascinano in assoluto, possiamo considerarlo un trascurabile dettaglio?
Sta di fatto che stamattina, senza che nessuno mi minacciasse o mi tenesse sotto tiro, mi sono svegliata alle 6 del mattino e, quando fuori ancora era tutto buio, sono uscita per correre 8 km, quasi contenta di farlo. Una cosa che fino a due mesi fa avrei combattuto e osteggiato con tutte le mie forze: figuriamoci se io abbandono volontariamente il mio piumone caldo e accogliente per andare a faticare: e pure al freddo, come se non bastasse!
E invece è accaduto e mi è pure piaciuto, mi sono sentita bene, viva. Sono un fiume! Ho acqua da offrire, se come acqua intendiamo il nostro bagaglio di esperienze, sogni e ambizioni, il mio scorrere più veloce lungo il mio corso, mi fa produrre più energia che posso condividere con gli altri, posso alimentare altri rigagnoli e provare a svegliarli dal loro torpore (lo stesso che era anche il mio).
Sono una porta che ora che è stata aperta non si può più chiudere, sono il mio tentativo di evasione andato a buon fine. Ora posso dire ad altri come fare per liberarsi, o perlomeno tentare.
Sono il goffo bombo, quell’ape cicciona che indossa il pile peloso anche d’estate e che svolazza felice, perché non ha mai dato retta a chi le diceva che volare per lei era un fatto impossibile, perché le sue alucce sono troppo piccole per sorreggere tutta quella massa. Ma questo mi guardo bene di dirlo agli altri miei simili, che se poi si spaventano, smettono di volare mettendo a rischio interi ecosistemi. Che volino, anche se il loro volo è un po’ sgraziato e non fluttuante come quello delle farfalle, anche se sono più lenti delle libellule, e meno agili delle api. Caspita volano, non è mica roba da tutti…
Ora a essere onesti, mi fa un po’ male tutto, ma so che non mi fermerò, ho un obiettivo grande, ho le capacità per affrontarlo e ho anche con chi e per chi condividerlo.
Stavolta vinco io, perché io sono un fiume che corre verso il mare, sono una porta spalancata e sono pure un bombo che adora volare.